Racconti e Filastrocche, strumenti magici per l'infanzia - Rita Bimbatti

Oggi, noi di Gomitoliamo Blog, all'interno della nostra nuovissima #rubrica: "Gomitoli di Vita", piccole pillole di belle storielle, desideriamo presentarvi: Rita Bimbatti!

Lasciamo volentieri a lei la parola:

Buongiorno a tutti!

Mi chiamo Rita, sono nata a Rovigo, città con una storia antica racchiusa tra due grandi fiumi, il Po e l’Adige ed accarezzata dalla brezza del Mare Adriatico.

Pedagogista Clinico, Sociologa della Salute, Educatore del gesto grafico, sempre in costante formazione. Appassionata di poesia, di teorie sociologiche e di letteratura moderna.

Ho iniziato a comporre filastrocche e racconti dedicati al mondo dell’infanzia poiché la lettura di una storia può diventare uno “strumento magico” ed aiutare i bambini a crescere, a superare le difficoltà che incontrano nel quotidiano, a stimolare lo sviluppo del linguaggio e concorre a potenziare il pensiero creativo.

Collaboro con diverse riviste e testate online attraverso articoli educativi e socio-culturali. Ogni mia composizione affronta una tematica specifica.

Di seguito alcune della sue filastrocche e racconti:

Festa degli aquiloni

Son pronti i bambini, comincia la danza, già qualche aquilone nel cielo s’innalza. Aquiloni gialli, azzurri, rossi, rombi e quadrati, dal vento son mossi. Salendo leggeri, diventan piccini, guardando lassù sembran solo puntini. Li rincorrono i bimbi a passo veloce, correndo, inciampando, urlando a gran voce. Il viaggio mirabile lontano li porta, in mezzo alle nubi col sogno di carta. Un tripudio nell’aria di colori e d’allegria. Basta poco: un aquilone, uno spago e tanta fantasia.

Il bimbo e la foglia

Dinnanzi a me, un bimbo contento e una foglia piccina ondeggiare nel vento. Una piccola foglia dal colore dorato, figlia di un autunno da poco arrivato. Danzando, vibrando, si solleva, si posa, rotola nell’aria, rende magica ogni cosa. Il bimbo l’osserva con gran meraviglia, la foglia s’allontana in un battito di ciglia. Il bimbo la rincorre a passo spedito, allunga la mano, la sfiora col dito. S’innalza la foglia nel lieve tepore, sparendo pian piano tra i raggi del sole.

Il bosco degli alberi parlanti

Pochi bambini lo sanno, ma non molto lontano da qui, esiste un bosco dove crescono alberi particolari, dai grossi tronchi e ricoperti da rigogliose chiome di un verde brillante: sono alberi che parlano… Alberi parlanti? Si, ma bisogna ascoltare con attenzione e senza fare rumore, altrimenti non si sentirà nulla. Appena arrivati, ci si deve addentrare lentamente nel bosco percorrendo i minuscoli sentieri. Durante il giorno, il sole penetra fra i rami degli alti alberi, illuminando di fili dorati il sottobosco. A terra, tra la soffice e fresca erbetta, si possono scorgere le testine dei funghi, fiori colorati e piantine robuste cariche di mirtilli di un color nero bluastro; qui e là, cespugli rampicanti dove crescono succose more e rossi lamponi. Al calar della sera, gli alberi parlano tra loro, parlano agli uccelli, agli scoiattoli, a tutti gli animaletti che popolano il bosco. Mentre una dolce melodia si propaga tutt’intorno nell’aria e una leggera brezza muove le foglie gli alberi parlano sottovoce. Discutono dei tanti disastri che affliggono l’ambiente e la natura: dall’inquinamento atmosferico, dovuto alle emissioni di gas nocivi, all’abbattimento degli alberi per motivi di consumo, alla carenza idrica e siccità, poiché’ l’acqua è vita e oramai risorsa limitata, all’aumento dei rifiuti a causa del crescente progresso della civiltà. Gli alberi hanno paura… Qualcuno dice che non esiste questo bosco, qualche altro, camminando tra i sentieri in silenzio e munito solamente di una torcia dalla luce fioca per non disturbare gli animaletti che dormono, sembra sia riuscito a sentire le voci di questi alberi. Da tempo ho chiesto indicazioni su questo luogo magico, ma pare che nessuno lo conosca. Io ho fiducia. Prima o poi lo troverò e potrò finalmente sentire le voci degli alberi parlanti"

Il computer che voleva i mocassini

La scuola primaria “Regina Margherita” sorgeva ai piedi della montagna, in un paesello quasi dimenticato dal mondo, immersa tra maestosi alberi di pini e abeti; accanto, un minuscolo ruscello dove scorrevano acque cristalline. L’ambiente era così bello che pareva uscito da qualche dipinto. La saletta dove i bambini svolgevano le lezioni d’informatica si trovava al secondo piano della scuola. All’interno, grandi finestre di legno di larice s’affacciavano sul cortile; vicino alla scura lavagna, disposto insieme a tanti altri computer, stava Arthur, quello più anziano. Terminate le lezioni, quando l’aula era deserta, gli oggetti apparentemente inanimati parlavano tra loro, sicuri che le maestre e gli alunni non potessero sentirli. “Amici miei, avete visto questa mattina i bimbi come erano agitati?” disse Arthur. “Con una splendida giornata di sole avranno avuto voglia di essere fuori in giardino, non qui” sentenziò SuperBite, l’ultimo acquisto tecnologico. “Sono veramente carini…come vorrei poter giocare e correre insieme a loro” sospirò Arthur. Già, il più grande desiderio del vecchio computer, che da anni giaceva immobile su un banco, collegato ad una vecchia polverosa tastiera a cui mancavano alcuni tasti, era poter camminare come un vero bambino. Non capiva come i ragazzi moderni potessero rimanere incollati ad un monitor per ore e ore. Lui, che voleva avere un paio di comodi mocassini per girare il mondo. Ascoltava con attenzione i particolari che gli alunni si raccontavano nell’aula durante le lezioni: si divertiva ad immaginare com’era il piccolo paese, il colore del cielo terso, il rumore dell’acqua che scorreva nel torrente, la sensazione di camminare scalzi sull’erba bagnata di rugiada. “Basta fantasticare, altrimenti la tua poca memoria andrà in tilt!” lo canzonò il computer Papi. “Prima o poi qualcuno mi ascolterà e mi donerà un paio di bei mocassini” replicò Arthur. “Un paio di che?” fecero ridacchiando le sedie leggermente scolorite. Il computer era veramente stanco, oramai vecchio e un po’ malandato, cominciava a perdere colpi: ogni tanto necessitava di un tecnico che rimediasse ai suoi problemi di salute. Una notte, mentre nella saletta tutti dormivano, Arthur cominciò a dimenarsi, sempre di più, fino a cadere a terra. Voleva andarsene. Il Grande Libro Saggio, riposto alto sull’ultimo ripiano di un armadio, lo vide. Dopo tanti anni di ottimo servizio, visto il poco tempo che restava alla sua memoria di computer obsoleto, decise di accontentarlo. Un colpo di vento spalancò le grandi finestre, le pagine del Libro Saggio si aprirono, tutt’intorno si levò una nuvola di polvere d’oro. Ai piedi di Arthur, finalmente, un paio di mocassini bruni. Da quella notte, il vecchio computer iniziò a camminare, a percorrere ogni stradina nascosta, a vedere, conoscere e godere di ogni meraviglioso angolo del pianeta Terra. Oggi che vi racconto questa storia, Arthur non si è ancora fermato, continua a camminare, a camminare felice. Se qualche bambino dovesse riconoscerlo, sperduto chissà dove, con i suoi mocassini ai piedi, gli porti i miei più cari saluti.

Sofia e la ninna nanna della luna

Ogni sera Sofia proprio non ne voleva sapere di fare la nanna, la sua mamma impazziva per cercare di farla addormentare, tra pannolini e biberon: iniziava a strillare, il suo visino diventava rosso rosso, i sottili capelli neri le si scompigliavano. Tutte le notti la stessa storia, ore ed ore per tentare di farle prendere sonno nel caldo lettino. Fino a che, la notizia, giunse all’orecchio della luna. Preoccupata, decise di andare in soccorso ai genitori di Sofia e portare un po’ di serenità alla piccola. Una notte, mentre intorno tutto taceva, la luna entrò con luminosi raggi all’interno della stanza, sfiorò delicatamente le paffute guance di Sofia, con grandi braccia l’avvolse nella coperta di polvere di stelle iniziandola a cullare e cantandole una ninna nanna. La bimba aprì gli occhi e le fece un grande sorriso. “Dolce amica, vieni, ti farò conoscere il mio mondo incantato” disse la luna. Prese Sofia per mano e insieme attraversarono una porta ricoperta di diamanti e pietre preziose. Improvvisamente comparvero tante fate vestite di azzurro, buffi maghetti con lunghi cappelli, piccoli gnomi intenti a raccogliere pezzettini di stelle cadenti. La bambina si guardava intorno meravigliata. Poi le strane creature lunari, si misero a cantare con voce soave. Dormi dormi piccina mia fai la nanna insieme a noi noi che ti porteremo in posti incantati andremo per mari blu arriveremo piano lassù lassù cavalcando le stelline volando più in alto del cielo affinché questa notte tu sognerai serena. Per un mese, la luna andò a fare visita alla sua amica Sofia, cantando questa ninna nanna. Ora la bambina non fa più i capricci per andare a dormire e la mamma finalmente può riposare tranquilla. Sofia sa che prima o poi, la luna ritornerà a farle compagnia e chiude gli occhietti, felice.

Grazie e a prestissimo con Gomitoliamo Blog!